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domenica 6 novembre 2011

la morte di sic: problema tecnico o elettronico?



La morte di Simoncelli: tragedia dello sport moderno; dopo una grande carriera muore in incidente.

SEPANG, MALESIA: MUORE IL GRANDE SIC.

Muore un grande pilota di moto ma anche un grande amico; i funerali a Coriano: un moto di massa.

CORIANO- funerale del grande Sic: pilota di moto ma anche un grande amico; un grande moto di massa dei parenti, fidanzata, amici, tifosi e, ultimi in scrizione ma non per questo meno importati, i compagni di squadra.

Giovedì 27 ottobre 2011: funerale di Marco Simoncelli o, come lo chiamavano, Sic. Pilota di moto GP, morto in incidente in pista di Sepang, Malesia. Dopo una curva è disarcionato dalla moto ma, rimanendo attaccato al manubrio, sopraggiunsero Colin Edwards e Valentino Rossi che lo prendono in pieno: Sic muore sul colpo. –“Nessuna polemica: Sic era già morto”- :queste le parole del padre dopo aver visto i paramedici malesiani portare via dalla pista il corpo inerme di Sic. Ma anche altri commentano l’ accaduto:

FAUSTO GRESINI (manager Team Gresini, ex pilota)

«Sto malissimo. E' un momento durissimo. Non avevo mai neanche minimamente pensato potesse accadere una cosa del genere. Faccio fatica a parlare, a mettere assieme un pensiero. in tutta onestà non so cosa farò in futuro. Ora penso solo a Marco che non c'è più, ai suoi genitori e all'immenso dolore che ci accomuna tutti. Anche se è evidente che con la scomparsa di Simoncelli tutto quello che avevamo costruito e progettato intorno a lui è improvvisamente crollato».

LORIS CAPIROSSI (pilota)

«Siamo tutti molto scossi da questa tragedia. Lo sport che più amiamo ci ha portato via un amico, un ragazzo splendido, un personaggio vero, proprio come appariva in televisione. Con Marco avevo un bellissimo rapporto. L'anno scorso gli ero stato vicino e l'avevo aiutato in quei momenti difficili, quando non riusciva a ingranare e navigava come me nelle ultime posizioni. A volte l'ho pure tirato in pista. Quest'anno andava alla grande ed ero felice per lui, perché se lo meritava. Purtroppo è stato vittima di un fatalità. Io ero subito dietro e ho fatto giusto in tempo ad allargare la traiettoria per non finire nel groviglio. No, non c'entra l'elettronica e la tecnologia nella dinamica della caduta di Simoncelli. La sua moto ha girato verso l'interno perché lui, essendo forte fisicamente e avendo gambe e braccia lunghe, è rimasto aggrappato alla Honda, tirandola verso se stesso nel tentativo di riprenderla. Sono molto dispiaciuto anche per Fausto Gresini che si trova a dover sopportare un'altra botta durissima. Gli auguro di superare anche questo momento».

MARCO LUCCHINELLI (ex pilota)

«Simoncelli era il pilota che amavo di più perché era il solo che assomigliava a me quando correvo. Un combattente naturale, che non si lamentava mai. Uno di vecchio stampo. Circa un mese fa siamo andati insieme a Torino in moto e ho trascorso un paio di giorni insieme a lui. Ho potuto coglierne gli aspetti umani. E ho visto che era esattamente uguale a quello che appariva in televisione: solare, divertente, piacevole. Scanzonato, certo, ma con dentro valori chiari e precisi. Un bel figlio davvero. Il pilota non si discuteva. Non diciamo che era l'erede di Valentino Rossi, perché prima che ne nasca un altro così passerà del tempo. Sicuramente aveva un grande futuro, ed era l'unico che ci avrebbe fatto divertire e godere nei prossimi anni. Sia per come correva, sia per il suo modo di parlare, porsi e raccontarsi. La caduta di Simoncelli dimostra come l'elettronica delle moto attuali possa diventare un boomerang anziché un vantaggio. Senza il controllo elettronico sulla slittamento della ruota posteriore la moto sarebbe scivolata all'esterno e non avrebbe girato verso l'interno della pista».

CLAUDIO COSTA (direttore clinica mobile)

«Non ero a Sepang, non ci vado da molti anni. Ma non mi assolvo per questo. So che non avrei potuto fare niente di più di ciò che hanno fatto i medici, ma almeno avrei potuto abbracciarlo nel momento in cui ha affrontato la morte uscendone vincitore. Perché dico vincitore? Perché la morte che pur gli è apparsa bella nel momento in cui l'ha incontrata, di Marco ha potuto portare via solo il corpo. Non l'anima, non il sogno che lo accompagna da quando ha cominciato a correre in moto. La sua anima è ancora qui insieme a tutti noi; tifosi, amici, famigliari. E' dentro le nostre lacrime, e riemergerà più vitale che mai quando si asciugheranno. Simoncelli era parte della mia anima, come io ero parte della sua. Simoncelli era un buono nel senso vero della parola. Un ragazzo che tutti vorrebbero avere come amico. Era quello che appariva in televisione, non c'è mai stata finzione in lui. Marco era la bellezza della vita. Un sogno appunto. Sull'incidente c'è poco da dire. Oggi vediamo cadute dalle dinamiche a noi sconosciute. Marco è stato vittima di una fatalità. Una terribile serie di coincidenze che lo hanno portato ad essere travolto da chi lo seguiva».

MARIO LEGA (ex pilota)

«La scomparsa di Simoncelli lascia in tutti noi un incredibile vuoto. Quando è uno di noi piloti ad andarsene il dolore è sempre enorme. Ai miei tempi, negli anni '70, non esistevano protezioni e vie di fuga. La morte era quasi una costante, messa in conto da chiunque posasse piede in pista. E' assurdo che nel 2011 possano ancora accadere simili drammi. Ho incontrato Marco una sola volta, in aeroporto. Aveva appena vinto il Mondiale, e stava andando a Jerez per i test pre-campionato. In questi giorni ho sentito mettere sotto accusa diversi fattori, tra cui l'elettronica. Voglio smentire questa eventualità. L'elettronica è realizzata in modo che, in casi simili, la moto perda potenza. E' impossibile che accada il contrario. Non mi ricordo di nessun altro incidente in cui, come nel caso di Simoncelli, la moto, piuttosto che scivolare lungo la via di fuga, abbia tagliato la curva tornando in pista. Marco ha probabilmente cercato di mantenere in piedi la moto ma, con la spalla già a terra, è impossibile. Simoncelli in pista ha commesso tanti errori, causati dal suo furore agonistico, che troppo spesso sono stati ingigantiti dalle scuderie rivali. Era il classico pilota che butta il cuore oltre l'ostacolo. La Honda l'aveva intuito, ed aveva deciso di scommettere su di lui, confermandolo per l'anno prossimo. Aveva un futuro da campione».

La camera ardente è stata allestita nel teatro di Coriano, dove lo salutarono a migliaia: infatti l’orario di chiusura era previsto per le 21:00 e invece dovettero posticiparlo alle 03:00 di questa mattina per la moltitudine di tifosi, fan-club e molti altri che lo avevano visto gareggiare. –“ Nessuno ha la colpa: è stato un incidente che è successo e basta”- dicono certi cronisti sportivi, altri –“Da tempo si pensava che fossero le gomme che non si scaldano velocemente: questa ne potrebbe esserne la prova”-. Ai funerali moltissime persone: parenti; fidanzata; compagi di squadra: sia del club a cui apparteneva da piccolo sia degli ultimi giorni; amici come Valentino con il quale passava molto tempo e altri, molti altri, che lo conoscevano o ne hanno sentito. Il suo corpo sarà destinato alla crematura; procedura che di certo ha suscitato scalpore tra i fan:-“Uno che è stato così grande non dovrebbe essere bruciato dopo la sua scomparsa.”-. Il padre:-“Non un minuto di silenzio ma uno di casino per ricordare mio figlio: vorrei che anzichè un minuto di silenzio, come di solito si fa negli eventi sportivi di ogni genere per ricordare qualcuno venuto a mancare, al Gp di Valencia di domenica prossima vorrei venisse fatto un minuto di casino con tutte le moto della MotoGp, della Moto2 e della 125 accese che rombano insieme"-, così dice a “Domenica Cinque”.

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